Fino a pochi giorni fa, per me, Saturnino era "soltanto" il fedelissimo bassista di Jovanotti. Poi, in visita al salone del libro, mi sono imbattuta, nello stand della RAI, nella presentazione di "Un friccico nel core. I 100 volti di mio padre Nino", edito da Rai Libri.
L'autore, Luca Manfredi, racconta appunto la vita di suo padre Saturnino, più noto come Nino Manfredi.
Sarà che adoro Roma e i romani. Sarà che quando sento quell'accento “de noantri” è difficile distogliere la mia attenzione dai discorsi che si stanno tenendo, sta di fatto che mi sono fermata lì in piedi, a pochi metri dall'autore, incantata nell'assistere a gran parte della presentazione. Dopodiché mi sono detta: "Norma, non puoi perderti questo libro".
Nino Manfredi mi è sempre piaciuto. Ricordo, da bambina, la visione di “Per grazia ricevuta”, con quel ritornello “Viva, viva, Sant’Eusebio, protettore dell’anima mia” che non mi è mai più uscito dalla mente e che Manfredi, come racconta il figlio, cantava al compleanno della moglie in sostituzione del classico "tanti auguri a te", per essere decisamente più originale.
Un friccico nel core altro non è che la testimonianza amorevole di un figlio nei confronti di uno dei pilastri della grande rappresentazione artistica italiana. Merita di essere letto, perché ci svela un animo di Manfredi rustico: quello di un uomo che fin dall'infanzia è sempre stato orgoglioso della sua "ciociaromanità". Suo padre lo voleva magistrato, il caso volle che Nino seguisse la strada della recitazione. Buon per noi, mi verrebbe da dire.
Nino ha comunque conseguito la laurea in giurisprudenza - e questo la dice lunga sul personaggio - non discutendo la tesi prevista, bensì incantando gli esaminatori con l’interpretazione di Arlecchino.
Il nespolo, la gallina, il vaso da notte, il primo amore della sua vita, una prostituta torinese di nome Jolanda, gli anni in sanatorio per curare la tubercolosi, lo spicchio d'aglio ingoiato ogni mattina prima del caffè e molti altri aneddoti simpatici che in questo volume vengono raccontati fanno parte della quotidianità di un padre spesso assente nella vita dei suoi figli. Nino, seppur ripetutamente fedifrago nei confronti della moglie, consapevole dei tradimenti ma determinata a mantenere l' unione familiare sopportando queste irriguardevoli mancanze nei suoi confronti, ha riempito le nostre case di sorrisi ed emozioni.
Questo libro, in cui l'assenza della figura paterna per il figlio si avverte in molti passaggi, nel mio caso ha dato pienezza ad una serata di lettura. Una parentesi in cui mi sono vista sfilare dinnanzi i vari personaggi di cui ha vestito i panni. Manfredi è stato il Geppetto per antonomasia del film Pinocchio, ma molti lo ricordano per quel famoso spot pubblicitario della Lavazza in cui diceva: "il caffè è un piacere, se non è bono che piacere è?". Anche la lettura, per quanto mi riguarda, è un vero piacere. Parafrasando lo spot potrei dire che il libro di Manfredi jr è davvero un testo che più lo mandi giù... più ti tira su! L'unica pecca, forse, è quella che non contenga foto. Sarebbe stato bello osservare scatti inediti che ritraessero Manfredi nella sua vita privata. Ci dobbiamo accontentare di quella in copertina, che lo vede sorridente in canottiera bianca levare il cappello. Un'immagine che sprigiona allegria e entusiasmo. Lo stesso che ritroviamo in ogni sua rappresentazione, studiata in ogni minima sfaccettatura per dare sempre il massimo a livello interpretativo. Perché un grande attore magari scontenta i figli e la moglie, ma mai la platea.
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