pentola a pressione

Ho scelto questo nome per due ragioni: 1) la pentola a pressione dimezza i tempi di cottura. In un mondo che va di fretta risparmiare il 50 per cento è un indubbio vantaggio di partenza; 2) avevo una sola altra alternativa, ovvero chiamare il mio blog valvola di sfogo. Mi serviva un posto dove riversare i miei pensieri velenosi. Lanciare parole nel web anziché frecciate assassine a chi mi sta accanto può essere la valida soluzione per scongiurare l'esaurimento nervoso, condividendo malumori quasi quotidiani, sporadiche euforie ed anche qualche brontolio sommesso che, appunto, mi rende simile ad una pentola a pressione che necessita di "sfiatare".

sabato 18 dicembre 2021

IL CREPACUORE DI SELVAGGIA LUCARELLI, QUANDO L' AMORE E' UNA DROGA

 


Si può essere tossici anche senza essere consumatori di droga. Esiste infatti  una dipendenza affettiva che può avere lo stesso effetto di quella prodotta da una sostanza stupefacente. Ce lo racconta - e lo fa davvero  bene - Selvaggia Lucarelli nel suo nuovo libro "Crepacuore", edito lo scorso mese da Rizzoli. 

Poco più di 200 pagine in cui Selvaggia ripercorre le varie fasi che hanno caratterizzato un rapporto amorevole all'insegna della manipolazione psicologica. "Dal momento in cui ci eravamo incontrati nella mia vita non era più esistito un vero momento di tregua, il né con te né senza di te, esattamente questo". 

A me l'autrice non piace particolarmente, per quel poco che l'ho vista in tv la trovo eccessivamente provocatoria, quasi ai limiti dell'esibizionismo. Ma riconosco come la sua penna scorra veloce, il lessico sia accurato e la vicenda, purtroppo molto comune, abbia un che di spaventoso. Questo libro mi ha davvero intrigata anche se affronta un tema difficile: eppure è una situazione molto diffusa. Solo per quanto mi riguarda, ha contraddistinto le esperienze di almeno tre mie amiche e chissà di quante altre non ne sono al corrente. 

Forse in virtù del fatto che le mie storie sentimentali del passato non sono mai state particolarmente complesse e quando ho deciso di chiuderle ci ho dato un taglio senza cedere alle pressioni di chi mi chiedeva di continuare a portarle avanti, non riesco tuttavia a calarmi nella parte delle tante (troppe) donne che, ancora oggi, in un mondo emancipato, sono protagoniste di rapporti basati sulla violenza, sia essa fisica o psicologica. Continuo a non comprendere le motivazioni per cui una donna adulta e sana di mente debba dipendere da un uomo - e non intendo in senso economico - e meno ancora lo capisco quando quella donna ha dei bambini piccoli.

Per me, infatti, la salute ed il benessere dei miei figli vengono prima di qualunque cosa. 

Leggere delle ripercussioni che il rapporto sentimentale tra Selvaggia ed il suo ex compagno ha avuto sull'esistenza di suo figlio, che all'epoca aveva solo 3 anni e oggi è adolescente,  per me è davvero inconcepibile. Tuttavia, leggendo il libro non ho pensato "peggio per lei, bella e famosa poteva puntare ad altri, se l'è cercata", bensì ho provato comunque empatia con la vittima.

Ho vissuto la sua sofferenza, poi ho sfogliato con avidità le pagine in cui raccontava del suo riscatto da quest'uomo, della sua liberazione psicologica, del suo ritorno alla vita, anche se il cammino è stato costellato di lacrime e disperazione. 

Così come non ho mai amato Fabio Volo e il personaggio visto in tv o alla radio continui a non piacermi, (benché mi sia veramente appassionata alla lettura di uno dei suoi libri che ho recensito proprio su questo blog), non penso che dopo questa pubblicazione Selvaggia Lucarelli entrerà a far parte della mia top ten dei personaggi famosi che ritengo degni di attenzione. Però, per curiosità, andrò  a sbirciare "Proprio a me", il podcast di successo che raccoglie queste storie di amori tossici. 

Credo invece che il suo libro sia una testimonianza che tutte le donne dovrebbero leggere, anche solo per essere messe in guardia e sapere che il lupo cattivo esiste. Talvolta, come nel caso della protagonista di questo testo, esso assume le sembianze di un uomo affermato nel lavoro, preciso e ordinato fino a rasentare il maniacale, ben visto ed apprezzato in pubblico. Una figura ammirata da tutti, esageratamente narcisista, che si trasforma nel privato ed è  pronta ad annientare il partner tra le mura domestiche. 

Ben scrive Selvaggia, dicendo che "ci sono storie come certi quadri appesi: tutti li vedono storti tranne i due abitanti della casa. Storie che non hanno nulla a che fare con la felicità e soprattutto con l'amore".  

Io, benché sia perfezionista e attenta all'apparenza, nelle mie storie d'amore ho sempre spostato  lo sguardo, come nel libro le suggerisce di fare l'agopunturista cui si rivolge. Anziché focalizzarlo sul muro, ho preferito guardare alla cornice. Non mi importava - e lo penso tuttora nel mio rapporto di coppia - che gli altri vedessero come stava appeso il quadro al muro. Ho sempre dato maggiore importanza a sapere che quello che stavo vivendo fosse una sensazione attorniata da benessere e serenità. Perché del giudizio altrui poco mi interessa, gli antepongo il  benessere mio e di chi mi ama,  inclusi i figli. 

Quattro anni di relazione come quella che ha vissuto lei io non li avrei mai retti. Per fortuna, oggi, Selvaggia ha un compagno più giovane, Lorenzo, che le regala quello che la vita non le aveva riservato prima: premure e serenità. 

Attenzioni che erano state lesinate a sua madre e a sua nonna e che lei, fin dall'infanzia, aveva sempre sostenuto non si sarebbe mai fatta mancare. L'imprinting familiare ha avuto un certo peso nella sua esistenza, ma finalmente Selvaggia è riuscita a scrollarselo di dosso. Ed anche se ci sono voluti dieci anni perché sentisse la necessità di raccontare la sua esperienza, credo che questa pubblicazione (che data la notorietà dell'autrice non ha sicuramente necessità della mia ulteriore promozione), meriti davvero di entrare nella lista dei libri più letti. 

Perché tutte le donne hanno bisogno di sapere che la luce in fondo al tunnel c'è. Ed è utile conoscere i modi per raggiungerla più velocemente, per non dover morire davvero di crepacuore o in chissà che altro modo. 

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