pentola a pressione

Ho scelto questo nome per due ragioni: 1) la pentola a pressione dimezza i tempi di cottura. In un mondo che va di fretta risparmiare il 50 per cento è un indubbio vantaggio di partenza; 2) avevo una sola altra alternativa, ovvero chiamare il mio blog valvola di sfogo. Mi serviva un posto dove riversare i miei pensieri velenosi. Lanciare parole nel web anziché frecciate assassine a chi mi sta accanto può essere la valida soluzione per scongiurare l'esaurimento nervoso, condividendo malumori quasi quotidiani, sporadiche euforie ed anche qualche brontolio sommesso che, appunto, mi rende simile ad una pentola a pressione che necessita di "sfiatare".

mercoledì 30 ottobre 2024

IL TEMPO, UN BENE PREZIOSO, AL CENTRO DEL NUOVO LIBRO DI MARIO CALABRESI.

Ieri, oggi e domani. Sono passato, presente e futuro. Tempi diversi della nostra vita, nei quali a ognuno di noi, più o meno consapevolmente, accade di sprecare minuti preziosi in faccende futili, dedicandoli a persone che non meritano la nostra attenzione, oppure impiegandoli in occupazioni che ci rubano attimi di vita.

Nel suo ultimo romanzo edito da Mondadori nella collana Strade Blu, intitolato “Il tempo del bosco”, Mario Calabresi offre interessanti spunti di riflessione per riappropriarci del nostro tempo. Rallentare anziché correre, riflettere e dare la giusta importanza alle parole, ai gesti e perché no, anche al silenzio: dovremmo farlo tutti.

Il volume è suddiviso in 19 capitoli, con titoli differenti di cui è piena la nostra esistenza. Si parte dall’ansia per concludere con la leggerezza, transitando per la fiducia, l’osservazione, la gratitudine e, fulcro del libro, il bosco. 

A dare il la alla scrittura di questo libro è stata la richiesta di una ragazza.

Non ne conosciamo il nome, sappiamo solo che, in un pomeriggio di fine inverno, la giovane si è avvicinata all’autore al termine di un incontro svoltosi presso una facoltà di medicina, il cui tema era appunto l’importanza del tempo.

L’accelerazione delle nostre giornate è continua; si inizia a correre al mattino e si arriva alla sera spossati, frastornati e soprattutto dubbiosi: a chi serve tutta questa fretta?

Anche quella giovane si sente inadeguata e succube della frenesia. Studia medicina, sta per laurearsi, ha un buon curriculum di studi, ha perfezionato la sua conoscenza dell’inglese. Legge molto, tutto quanto le viene suggerito. A fine giornata ha giusto il tempo per concedersi qualche ora di sonno. Eppure, nonostante i suoi sforzi, vede che le sue compagne di studio fanno anche volontariato, sport, esperienze all’estero. Le viene consigliato di imparare anche una lingua aggiuntiva.

“Come si fa?" - chiede la giovane a Calabresi. "Come si può fare tutto e tenerlo insieme? Io mi sento inadeguata e vedo che l’asticella è sempre più in alto. Troppo in alto”.

L’ansia che divora questa giovane è la stessa che fagocita la nostra società. Che scandisce la quotidianità di ciascuno di noi, impegnato a stare in equilibrio tra le mille richieste, notifiche dei dispositivi elettronici, memorandum familiari e non, scadenze varie. 

Senza che ci sia mai un attimo di tregua, perché ormai siamo sotto pressione anche mentre dormiamo.

Calabresi ha ascoltato questa ragazza in lacrime e le ha risposto di non sentirsi in colpa se non riusciva a raggiungere tutti gli obiettivi. “È più importante imparare a scegliere e avere coraggio di rinunciare a qualcosa, senza troppi rimpianti”.

Una frase bellissima, che tuttavia è difficile mettere in pratica, specie se si è maniaci del perfezionismo.

Eppure, talvolta, è il primo no quello più difficile da dire, soprattutto se chi lo pronuncia è abituato a rispondere sempre assertivamente. Rotto il ghiaccio, i successivi rifiuti arriveranno quasi a cascata. 

“Non ho tempo” è una frase generica, che presuppone un suo completamento.

Non ho tempo per te, perché preferisco dedicarlo ad altri.

Non ho tempo da perdere, perché le mie priorità sono più importanti delle tue.

Non ho tempo per soddisfare questa richiesta, perché i miei progetti vanno in direzione contraria.

Talvolta, non è nemmeno il caso di motivare il rifiuto. Semplicemente, non ho tempo per te, preferisco dedicarlo a me.

Non si può essere altruisti a vita, calpestando il proprio ego per soddisfare quello di qualcun altro.

Si arriva  ad un eccesso di zelo che rasenta la devozione e fa sorgere mille dubbi: è corretto quello che sto facendo o dovrei impegnarmi ancora di più? Sono gli stessi dubbi che hanno assalito la ragazza di cui Calabresi parla nel primo capitolo.

Per rispondere alle domande di quella giovane, l’autore ha intervistato numerose persone, che raccontando la loro vita hanno spiegato chiaramente come non si possa fare tutto, ma sia molto più saggio scegliere cosa fare bene.

Forse, dovessi scegliere il mio capitolo preferito di questo libro, punterei il dito su quello dell’entusiasmo, che narra la vicenda di Guido Calabresi (stesso cognome ma nessuna parentela con l‘autore), uno dei più illustri giuristi americani. A  92 anni, insegna ancora alla Yale Law School, di cui è stato il professore più giovane, essendo salito in cattedra all'età di 29 anni. Da docente a preside, in seguito giudice, oggi l'uomo ha una salute ballerina, ma continua a vivere con entusiasmo.

Forse la vera risposta sul mio segreto è che mi diverto” è la sua frase conclusiva dell’intervista.

Un risultato che tutti dovremmo cercare di raggiungere, ricordandoci anche quanto affermava la signora Maria, la nonna di Calabresi, ovverosia che bisogna essere gentili con gli altri ma prima di tutto con se stessi. Se ci perdiamo una notifica, un tweet un post, un messaggio whatsapp poco male: ci saremo ritrovati noi.

Il decimo capitolo, quello intitolato “L’importanza” è un altro passaggio stupendo. Ci spiega come l’essere multitasking e succubi della tecnologia sia dannoso, come il concatenarsi di messaggi che arrivano al nostro cervello distolga la nostra attenzione dalla richiesta originaria. 

A ciascuno di noi sarà capitato di entrare in una stanza e, interrotto strada facendo, non ricordare per quale motivo vi ci fosse recato. Oppure di entrare al supermercato per acquistare un prodotto ed uscirne con un carrello della spesa pieno di molti altri, senza quello che ci aveva spinti ad entrare nel negozio. 

Vi riconoscete in questi esempi? Sono i risultati della pressione continua cui siamo esposti. 

Non sono una studiosa, ma sono convinta che l’incremento delle patologie mentali (Alzheimer, demenza senile) cui stiamo assistendo negli ultimi anni, sia anche dovuto allo stile di vita frenetico delle nostre giornate. 

Calabresi ha staccato la spina nell’eremo di Camaldoli, dove ha vissuto per due giorni con i monaci, senza tecnologia, per comprendere il loro rapporto con la foresta, il mistero e il silenzio. A Firenze, invece, ha incontrato un uomo di quasi 105 anni, il dottor Fabio Clauser, che ha fortemente voluto la riserva di Sasso Fratino per tutelarne il patrimonio boschivo. Un uomo che ha dentro di sé il tempo del bosco (da cui il titolo del libro), che ha scelto di usare la sua energia per fare ciò a cui teneva davvero. Che ha riempito la sua intera esistenza di significato.

Forse, la risposta alla domanda della laureanda si può sintetizzare in una semplice frase: “Per non farsi travolgere dall’ansia, ciascuno di noi deve prendersi il giusto spazio per esistere”. 

E anche il tempo per leggere questo libro meraviglioso, ennesimo capolavoro di un autore che da anni è in cima alla mia top ten e non mi delude mai. 

In libreria e su Amazon: https://amzn.to/3C4msUl

Nessun commento:

Posta un commento