pentola a pressione

Ho scelto questo nome per due ragioni: 1) la pentola a pressione dimezza i tempi di cottura. In un mondo che va di fretta risparmiare il 50 per cento è un indubbio vantaggio di partenza; 2) avevo una sola altra alternativa, ovvero chiamare il mio blog valvola di sfogo. Mi serviva un posto dove riversare i miei pensieri velenosi. Lanciare parole nel web anziché frecciate assassine a chi mi sta accanto può essere la valida soluzione per scongiurare l'esaurimento nervoso, condividendo malumori quasi quotidiani, sporadiche euforie ed anche qualche brontolio sommesso che, appunto, mi rende simile ad una pentola a pressione che necessita di "sfiatare".

venerdì 4 febbraio 2022

I CALZINI E LE PAROLE: ATTENZIONE A COME LI INDOSSATE


Ho ascoltato incuriosita il monologo di Drusilla Foer, l’alter ego di Gianluca Gori, che dal palcoscenico dell’Ariston è rimbalzato in rete: il personaggio può piacere o meno, ma non voglio qui prendere in esame la figura di questa eccentrica nobildonna toscana. Intendo invece soffermarmi analizzando il suo messaggio, incentrato sull’ascolto dell’altro.

Non mi piace la parola diversità – ha esordito Drusilla - perché ha in sé qualcosa di comparativo, è una distanza che proprio non mi convince. Ho cercato un termine molto convincente che potesse sostituirla: unicità”.

Come darle torto? Ciascuno di noi, nella propria singolarità, si sente unico rispetto all’altro. E ci mancherebbe: altrimenti saremmo anonimi cloni, indistinguibili.

Oggi, 4 febbraio, si celebra la #giornata dei calzini spaiati: un inno all’accettazione della diversità, intesa come sensibilizzazione nei confronti di chi non è uguale a noi. Nata una decina di anni fa per iniziativa di una maestra friulana, questa ricorrenza punta a diffondere un messaggio di inclusione; si è scelta la figura emblematica dei calzini spaiati per spiegare come si possa comunque raggiungere lo scopo.

Anche indossando due calzini diversi per foggia e colore, infatti, i nostri piedi saranno sempre caldi e protetti. I calzini possono essere diversi per malattia, scelta sessuale, orientamento politico o religioso, ma la funzione non cambia.

Io sono poco amante delle abitudini: eccezion fatta per il giorno del mio compleanno, non mi piacciono le ricorrenze imposte. Voglio essere libera di andare al cimitero ogni qual volta mi passi per la mente, non necessariamente mi sento in obbligo di farlo ad inizio novembre. Non ho bisogno che sia il giorno di San Valentino per acquistare un regalo o dimostrare amore alla persona amata.

E potrei fare molti altri esempi calzanti, ma non intendo annoiare nessuno.

Mi sembra, però, che ultimamente sia tanto diffusa la propensione a celebrare il momento, dimenticandosene subito dopo.  Cito, tra le tante ricorrenze, la giornata della memoria: risale a pochi giorni fa ma da alcuni, quasi a sfregio del termine, è stata subito dimenticata.

Mi sono posta una domanda: esisterà la giornata del contatto? Se non c’è ancora, voglio inventarla io. Ognuno la interpreti a suo modo, proprio in onore, come dice Drusilla, della nostra unicità.

Qualcuno potrà scegliere la giornata in cui ci si mette in contatto l’un l’altro toccandosi, stringendosi la mano, abbracciandosi; gesti che vorremmo riscoprire, perché da quasi due anni la pandemia ce ne ha privati e di molti baci e abbracci avvertiamo davvero la mancanza. I più attenti alla forma fisica propenderanno per la pratica di uno sport di contatto; altri, più a loro agio con il colloquio a distanza, si cimenteranno nel contatto telefonico. Io, invece, gradirei che la parola contatto fosse scissa nelle due che la compongono: con tatto.

Vorrei che le divergenze fossero analizzate con tatto. Che ci si provasse a confrontare senza urlare. Che i media non ci propinassero a tutte le ore del giorno e della notte trasmissioni e articoli più o meno trash dove vince chi urla di più. Che pro e no, indipendentemente dall’argomento, smettessero di farsi la guerra, in particolare sui social. Che qualsiasi tematica presa in esame non venisse usata come miccia per innescare lo scoppio tra favorevoli e contrari. Che tante persone – molte anche tra i miei contatti – smettessero di incitare all’odio del prossimo se la pensa diversamente da loro. Siete nervosi? Fatevi un bagno caldo, rilassa.

Sono piuttosto tollerante, ma la misura è quasi colma. Torniamo ad essere umani, non bestie. Quando le pronunciamo, diamo il giusto peso alle parole.

Le parole sono come gli amanti: quando non funzionano più vanno cambiati, subito” ha ironizzato dal palco Drusilla. A volte, però, aggiungo io, ci sono amanti che non smettono di funzionare: semplicemente muoiono, senza che nessuno lo volesse o lo potesse prevedere. La nostra, invece, è una lingua che è sempre viva, anche se spesso viene maltrattata.

Non facciamoci travolgere dall’odio, dalla cattiveria.

Ricordiamoci cosa sia il rispetto. 

Perché passare dal rispetto al dispetto è questione di un attimo e ci si arriva, a volte, senza accorgersene.

Non sono Drusilla, non ho un palcoscenico da cui lanciare questo appello, lo affido semplicemente al mio blog. Riappropriamoci della nostra lingua parlata e cerchiamo di tenere a freno quella che custodiamo in bocca. Ricordiamoci quanto sosteneva Blaise Pascal: “le parole gentili non costano nulla. Tuttavia ottengono molto”.

Certo, tanto dipende dall’interlocutore che si ha davanti. Ma, almeno, proviamoci. 

Tutto il resto verrà da sé. E se non verrà, avremo sprecato soltanto un po’ di fiato, invece che minuti preziosi trascorsi a scorrere post e news perdendo tempo a guardare messaggi che logorano l’animo lasciandoci solo infastiditi. Esattamente come accade quando indossiamo un calzino “diverso”: il vero problema non deriva dal fatto che sia spaiato, è molto più fastidioso metterselo ai piedi se è sdrucito.



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