pentola a pressione

Ho scelto questo nome per due ragioni: 1) la pentola a pressione dimezza i tempi di cottura. In un mondo che va di fretta risparmiare il 50 per cento è un indubbio vantaggio di partenza; 2) avevo una sola altra alternativa, ovvero chiamare il mio blog valvola di sfogo. Mi serviva un posto dove riversare i miei pensieri velenosi. Lanciare parole nel web anziché frecciate assassine a chi mi sta accanto può essere la valida soluzione per scongiurare l'esaurimento nervoso, condividendo malumori quasi quotidiani, sporadiche euforie ed anche qualche brontolio sommesso che, appunto, mi rende simile ad una pentola a pressione che necessita di "sfiatare".

venerdì 11 febbraio 2022

IN AMORE NO, MA IN AMICIZIA IN TRE SI STA BENISSIMO






Tre, per alcuni, è il numero perfetto. Io, invece, ora lo associo al titolo dell’ultimo romanzo che ho appena finito di leggere. Pubblicato da Edizioni e/o e scritto da Valerie Perrin – sì, la stessa autrice dell’osannato “Cambiare l’acqua ai fiori” che mi era piaciuto ma non quanto questa sua ultima opera – Tre è un inno all'amicizia, ai sentimenti, alla gioia. 

Si potrebbe definire una testimonianza di transizione, intesa come passaggio dall'infanzia all'adolescenza e quindi all'età adulta. Eppure non è soltanto questo: lo si scopre addentrandosi nella storia, facendo l’incontro con mutazioni di cui, per rispetto di chi deve ancora leggerlo, non vi spoilero nulla.

I tre protagonisti, Nina, Etienne ed Adrien, si conoscono a scuola, in quinta elementare. Ognuno di noi, nel periodo scolastico, ha simpatizzato maggiormente con qualche compagno/a: quello più vicino (quanto siamo stati fortunati ad avere un/a compagno/a di banco con cui chiacchierare fitto fitto di soppiatto lo scopriamo solo ora che ai nostri figli è imposto il distanziamento!) o magari quello/a con cui riuscivamo a trascorrere momenti di allegria soltanto durante l'intervallo.

Io, alle elementari, non ho avuto un primo giorno di scuola classico. Essendo nata a gennaio del 1971, per non perdere tempo sono approdata direttamente in seconda elementare, dopo aver sostenuto un esame che certificasse le mie  competenze base, pazientemente insegnatemi da mia mamma durante un periodo di malattia. Questo, mentre gli altri frequentavano la prima classe. 

Quando, nel settembre 1977 (o forse era ottobre? Un tempo la scuola iniziava più tardi), mi sono affacciata timidamente nell'aula, la classe era già formata da tempo: inizialmente non sono stata accolta nel migliore dei modi, perché far accettare una sconosciuta  nel gruppo di bambini non è impresa facile. Comunque, nell’arco di pochi giorni anche io mi sono costruita la mia cerchia di amici fidati. Nel libro i protagonisti sono Adrien, Etienne e Nina: nella mia realtà gli amici più stretti  eravamo io, Rosy e Luca. Il nostro rapporto è durato fino alla terza media; abbiamo avuto la fortuna di essere sempre in classe insieme, spesso ci trovavamo anche nel pomeriggio. Poi, come spesso accade, le nostre strade si sono divise, salvo riunirsi (ma solo con Rosy) qualche anno dopo, nuovamente sui libri di scuola. Ciò nonostante, per quanto mi riguarda mi sento di dire che loro due avranno sempre un posto nel mio cuore. Anche oggi, quando ci si incontra, rivedersi è momento di festa e di risate, all'insegna del "ti ricordi quando...".

I tre amici francesi trascorrono le loro giornate tra lezioni, marachelle e spensieratezza tipiche dell’età giovanile. Provengono da famiglie diverse per ceto e composizione. Nina è stata abbandonata dalla madre e cresciuta dal nonno Pierre, Adrien è figlio di genitori separati, Etienne è il secondogenito di due funzionari benestanti, ma quando sono insieme nulla li divide. Sono come i tre famosi moschettieri: uno per tutti, tutti per uno. Il loro legame è forte, indissolubile. Ci sono uno per l’altro nei momenti felici e in quelli più duri. Scatenano gelosie e invidie, ma non se ne curano; anno dopo anno il tempo scorre, accompagnato dalle note di Take on me degli A-ha, La isla bonita di Madonna e di tante altre canzoni che, guarda caso, sono state anche la colonna sonora della mia adolescenza.

Il libro è un continuo viaggio nel tempo, con ripetuti flashback temporali. Inizia nel 2017, ma rimanda immediatamente al 1986, quando i tre bambini si ritrovano al cospetto del severo maestro Py, nella stessa classe, in quinta elementare. In mezzo, una data importante, il 17 agosto 1994. Ricordatevela, perché sarà un giorno difficile per i tre ragazzi e per l'intero paese. Benché, come una coppia di novelli sposi, i tre si siano promessi amicizia nella buona e nella cattiva sorte, da allora in poi il loro rapporto scricchiolerà ripetutamente. Perché a volte la vita prende percorsi inaspettati e l'idea giovanile di lasciare la provincia francese per trasferirsi a Parigi tutti insieme scorre fluida nei pensieri ma risulta un sogno difficile da attuare nella realtà.

Nel frattempo ci saranno  litigi, silenzi, matrimoni, lutti, perché Tre è un libro di fantasia ma rispecchia molto la vita reale di tutti noi. Non sappiamo come sarà la vecchiaia di Nina, Etienne e Adrien, il libro si ferma molto prima e speriamo che la Perrin voglia regalarci il sequel della storia. Ma anche se il loro futuro è avvolto nell’incognita, questa lettura, concluse le oltre 600 scorrevoli pagine nelle quali si snoda la trama, mi ha lasciato una certezza: comunque vada, i ricordi dell’infanzia ci faranno sempre riempire il cuore di nostalgia.

Perché Nina, Adrien e Etienne, hanno sesso e sembianze diverse da me, Luca, Rosy e chissà quanti altri terzetti di amici sparsi in ogni dove, ma portano impresso lo stesso marchio dell’amicizia.  

Un sentimento che nell’infanzia è puro e trasparente, quasi incontaminato e poi, man mano che si cresce, può essere incrinato da dubbi e titubanze. Non si nasce amici, lo si diventa. Ed il compito affidato a ciascuno di noi è proprio quello di essere in grado di appianare divisioni, mantenere segreti, superare ostilità, per continuare a tener viva l’amicizia, facendo in modo che, attraversando le varie fasi della nostra esistenza, essa non vada persa per strada. Non importa che sia l’amicizia di uno, di tanti o, per dirla col numero che piace ai perfezionisti, di Tre. L’importante è essere in grado di conservarla.

Perché, per dirla come Henry van Dyke "Un amico è ciò di cui il cuore ha sempre bisogno". 


Nessun commento:

Posta un commento