pentola a pressione

Ho scelto questo nome per due ragioni: 1) la pentola a pressione dimezza i tempi di cottura. In un mondo che va di fretta risparmiare il 50 per cento è un indubbio vantaggio di partenza; 2) avevo una sola altra alternativa, ovvero chiamare il mio blog valvola di sfogo. Mi serviva un posto dove riversare i miei pensieri velenosi. Lanciare parole nel web anziché frecciate assassine a chi mi sta accanto può essere la valida soluzione per scongiurare l'esaurimento nervoso, condividendo malumori quasi quotidiani, sporadiche euforie ed anche qualche brontolio sommesso che, appunto, mi rende simile ad una pentola a pressione che necessita di "sfiatare".

giovedì 24 marzo 2022

IL VALORE DI UN EURO


Lavinia, pochi giorni fa, per il suo compleanno, avrebbe meritato un euro di zucchero filato, un euro di figurine, un euro di cioccolatini. Un euro di chissà quante altre cose che avrebbe domandato ai suoi genitori. Sicuramente, non meritava un così orrendo oltraggio a distanza di quasi quattro anni dall'incidente che l’ha costretta in stato vegetativo. 

 

Tra le tante notizie nefaste di questi giorni, sono stata colpita dalla vicenda della piccola Lavinia Montebove di Velletri. Poche righe in cronaca, che fanno meno rumore di tante altre informazioni, ma hanno un'eco forte, che rimbomba e scuote molte coscienze. Innanzitutto la coscienza della maestra che, il 7 agosto del 2018, ha perso di vista per qualche istante la bimba affidatale. Poi, quella di una donna che alla guida della sua vettura l’ha investita, senza accorgersene, nel parcheggio dell’istituto dove la piccola si era allontanata. E, non ultima, la coscienza di chi possiede ancora l'umanità di struggersi per lo strazio provato dai suoi parenti, che possono ancora stringere la bimba al petto ma hanno visto infrangersi gran parte delle loro aspettative.

Pietà e amore verso il prossimo non hanno scalfito, invece, la coscienza  di chi ha avuto il compito di risarcire il danno. 

 

Non so nulla di questa bambina: se sia bruna o bionda, se abbia occhi scuri o due perle azzurre a impreziosire il volto. Ma so cosa voglia dire amare un figlio. Temere in continuazione che possa accadergli qualcosa, vivere nell’angoscia perenne che possa occorrergli una disgrazia quando è lontano dai nostri occhi.

Sono tanti i luoghi in cui si può aver paura che ciò accada, ma in fondo alla lista c'è l'asilo nido dove lo si accompagna ogni mattina, certi di lasciarlo in buone mani, dandogli un bacio sulla fronte in attesa di andarlo a riprendere.

L'INPS da quest'anno eroga un assegno alle famiglie che hanno figli fino a 21 anni d'età: un bonus che ha valore diverso a seconda di vari fattori (numero figli, Isee, ecc). L'hanno chiamato assegno unico. Proprio come unico è ciascuno dei figli di questo mondo. Che vale molto, molto di più di un misero euro.

 

Non c’è prezzo che possa ripagare il dolore della perdita di un figlio. Si dirà che Lavinia non è deceduta, che anche se con molte limitazioni ha pur sempre una vita. Vero, infatti ha compiuto 5 anni pochi giorni fa. Ma quella che conduce dal giorno dell’incidente non è la vita allegra, gioiosa e spensierata di una bambina di quell'età.

Non c’è bisogno di aver vissuto ai tempi della lira per chiedersi quanto valga al giorno d'oggi un euro, proposto come indennizzo durante la prima udienza dibattimentale del processo.

Tutto ciò che a Lavinia è stato tolto è racchiuso in quell’euro.

Una moneta che agli occhi della famiglia Montebove e di chiunque abbia un minimo di dignità e rispetto del prossimo non ha altro valore se non quello di un insulto.

 

 

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