pentola a pressione

Ho scelto questo nome per due ragioni: 1) la pentola a pressione dimezza i tempi di cottura. In un mondo che va di fretta risparmiare il 50 per cento è un indubbio vantaggio di partenza; 2) avevo una sola altra alternativa, ovvero chiamare il mio blog valvola di sfogo. Mi serviva un posto dove riversare i miei pensieri velenosi. Lanciare parole nel web anziché frecciate assassine a chi mi sta accanto può essere la valida soluzione per scongiurare l'esaurimento nervoso, condividendo malumori quasi quotidiani, sporadiche euforie ed anche qualche brontolio sommesso che, appunto, mi rende simile ad una pentola a pressione che necessita di "sfiatare".

domenica 14 agosto 2022

JOEL DICKER, LO SCRITTORE CHE CONQUISTA COME LE CILIEGE


Quando trovo uno scrittore che mi piace, difficilmente resisto al richiamo di una sua nuova pubblicazione editoriale. Così è stato anche per "Il caso Alaska Sanders" di Joel Dicker, edito da La nave di Teseo, che ha trovato posto nella mia libreria al fianco dei precedenti "La verità sul caso Harry Quebert" e "L' enigma della stanza 622". 

Domenica sera, quando l'ho iniziato a leggere, ero motivata ad affrontare le oltre 600 pagine del libro, nonostante avessi intravisto qualche recensione negativa  che giudicava il libro un flop. Si sa, i detrattori esistono ovunque e comunque non tutti i lettori hanno gli stessi gusti. Io invece  l'ho amato, benché debba riconoscere che gli eccessivi rimandi dell'alter ego di Dicker (che nel libro si chiama Marcus Goldman) alle sue precedenti pubblicazioni non mi siano piaciuti molto. In primis perché non ho letto il libro dei Baltimore (che acquisterò sicuramente anche se è stato dato alle stampe ormai da tempo) ed in secondo luogo perché sono passati troppi anni dalla lettura del caso Harry Quebert e confesso di essermi dimenticata gran parte della trama, benché ricordi che la storia mi fosse piacuta molto.

Nonostante questo piccolo appunto, che non inficia comunque il racconto, ho apprezzato tutto il resto di questa nuova opera: lo stile fluido di Dicker si percepisce ovunque e ad ogni pubblicazione continuo a stupirmi della  fervidità della sua mente che gli  consente di ideare trame tanto avvincenti. Nello specifico, tutto ruota intorno al caso dell' omicidio di una ragazza, Alaska Sanders,  riaperto a 11 anni di distanza.Il riesame consente di scrivere un finale diverso rispetto all' indagine precedente. 

I colpi di scena tengono viva l"attenzione per tutta la durata della lettura. Ci si fa un'idea del potenziale assassino, ma poche pagine dopo l'ipotesi viene puntualmente smentita e interrompere la lettura di un testo cosi intrigante risulta davvero difficile. Come le ciliege, un capitolo tira l''altro. Io ho impiegato 5 giorni per arrivare alla risoluzione del caso, ma mai mi è successo di annoiarmi. Ora credo  di saper rispondere alla domanda che Harry Quebert pone, verso la fine di quello che è un giallo al confine del thriller, a Marcus Goldman: "Chiediti perché scrivi. Una volta che avrai risposto alla domanda saprai cosa fa di te uno scrittore". Non so se Dicker si sia posto la questione. Ma invece so che,  per quanto mi riguarda, è la terza volta che Dicker scrive un libro per farmi trascorrere diverse ore estive immersa completamente in  una piacevole lettura. 

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