Cos' ha di speciale una pianta di rosmarino? Non teme niente, nemmeno l'inverno.
Ed è da questa constatazione, che dà il titolo a "il rosmarino non capisce l'inverno", edito da Einaudi, che Matteo Bussola è partito per scrivere un intreccio di racconti di cui sono protagoniste una serie di donne. Tutte diverse fra loro, ma accomunate dall'essere innamorate della vita e, soprattutto, propense all'amore. Questo sentimento è infatti il vero protagonista delle circa 150 pagine della pubblicazione: lo troviamo in ognuna delle 18 storie raccontate, pronto a manifestarsi in forme diverse, ma sempre con fierezza.
Bussola dimostra di comprendere molto bene le donne, di cui dice di aver voluto scrivere perché, pur vivendo con quattro di loro, non ritiene di conoscerle abbastanza. Tuttavia, io sono convinta menta. "È più utile - afferma - scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già". Eppure, bastano le prime due pagine di questo trattato al femminile per farci capire come l'autore sia in grado di scavare a fondo nell'animo delle donne, ponendo domande che ognuna di noi vorrebbe farsi, ma spesso tralascia per non guardarsi troppo dentro. "A cosa pensa una donna quando lascia qualcuno? Quando si innamora senza scampo? Quando le dicono che è troppo o troppo poco, quando è triste, felice o arrabbiata? Quando deve soddisfare aspettative? Quando, assordata dalle voci di tutti, capisce all'improvviso di aver soffocato la propria? Di non essersi mai davvero prestata ascolto?"
Io la risposta l'ho trovata da molto tempo, perché più volte mi sono scoperta a pensare che, forse, se fossi nata uomo, avrei avuto una vita meno difficile a livello emotivo. I maschi difficilmente si arrovellano su così tante questioni come siamo solite fare noi. Risolvono tutto con un' alzata di spalle o una notte di sonno. Non si sentono sempre sotto la luce indagatrice del giudizio altrui. Non devono iniziare a correre mentalmente prima ancora di aver messo i piedi giù dal letto. Non devono attaccare lavatrici mentre pensano a cosa cucinare a pranzo e a cena, se possibile soddisfando le esigenze culinarie di ogni commensale, che sono sempre differenti tra di loro. I maschi non devono recuperare in contemporanea figli sparsi per il mondo a latitudini differenti con orari di uscite concomitanti, curarsi dei propri genitori, incastrare lavoro, spesa, palestra, parrucchiere, estetista e, talvolta, aiutare nei compiti la prole.
Tutti questi impegni delle donne devono possibilmente essere svolti con il sorriso sulle labbra, altrimenti le suddette rischiano di venire etichettate con termini diversi ma tutti poco simpatici: isteriche, nevrotiche, mestruate e via di questo passo. No, i maschi questi problemi non li hanno. O perlomeno, son complicazioni che accadono loro in casi molto rari.
Poi, però, mi ritrovo a pensare ad una cosa che i maschi non potranno mai vivere sulla loro pelle: la gioia della maternità. E allora, nonostante tutto, mi rendo conto che nascere "rosmarino", costretta a fronteggiare il rigore della stagione fredda, alla fine sia stata una fortuna. A maggior ragione visto che, comunque, a me, l'inverno piace. E non poco.
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