pentola a pressione

Ho scelto questo nome per due ragioni: 1) la pentola a pressione dimezza i tempi di cottura. In un mondo che va di fretta risparmiare il 50 per cento è un indubbio vantaggio di partenza; 2) avevo una sola altra alternativa, ovvero chiamare il mio blog valvola di sfogo. Mi serviva un posto dove riversare i miei pensieri velenosi. Lanciare parole nel web anziché frecciate assassine a chi mi sta accanto può essere la valida soluzione per scongiurare l'esaurimento nervoso, condividendo malumori quasi quotidiani, sporadiche euforie ed anche qualche brontolio sommesso che, appunto, mi rende simile ad una pentola a pressione che necessita di "sfiatare".

martedì 21 marzo 2023

UN INTERO CONDOMINIO ALLA RICERCA DEL PAPA' DI MANDORLA

 



Si diventa grandi soffrendo. Soprattutto se, come nel caso della piccola Mandorla, si resta orfani di madre a soli 6 anni. La mamma Maria, amministratrice d’immobili, le viene portata via da un incidente. A causa di una banale caduta dal motorino, la bambina si trova dall’oggi al domani priva dell’affetto più caro e del suo unico punto di riferimento. Comincia così “Le luci nelle case degli altri”, romanzo di Chiara Gamberale  pubblicato da Mondadori nel 2010 e tornato alla ribalta ora con una nuova edizione della collana Oscar.

Subito dopo la disgrazia i condomini, che con la madre della bimba avevano tutti (eccetto uno) un ottimo rapporto, si faranno in quattro per fare sì che Mandorla non viva il lutto come un trauma che la segnerà per tutta la vita. La bambina, infatti, non ha un padre. O meglio, il padre non è noto. Tuttavia, una lettera della defunta insinuerà subito incredibili sospetti nello stabile. Già, perché il concepimento della piccola è avvenuto anni prima, a seguito di un rapporto fugace consumato con uno dei residenti di via Grotta Perfetta 315, nell’ex lavatoio al sesto piano dell'immobile. Di chi sarà figlia Mandorla? Se lo chiedono Tina Polidoro, che vive al primo piano dell’edificio, ma anche i coniugi Grò, Samuele e Caterina, che abitano al secondo con il figlio Lars. Il sospetto attanaglia anche Paolo e Michelangelo, coppia del terzo piano e Lorenzo e Lidia che, insieme al cane Efexor, vivono al quarto livello  dello stabile. Completa la rosa dei potenziali rei l’ingegner Barilla, che vive con la moglie Carmela e i figli Giulia e Matteo al quinto piano.

I condomini stringono un patto: non importa chi sia il padre della bambina, meglio evitare il test del Dna e crescere la piccola congiuntamente. Mandorla sarà quindi accudita  da ognuno di loro come fosse la loro figlia naturale. Vivrà per un periodo con Tina, poi salirà da Samuele e Caterina e così via. Di piano in piano, di anno in anno, la sua esistenza verrà condivisa tra pareti domestiche diverse. Mandorla avrà in pratica 5 nuclei familiari che si dedicheranno a lei, garantendole confidenze, coccole, viaggi e tanto affetto. Tuttavia Mandorla, pur  crescendo tra mille accortezze, una domanda se la porrà sempre: chi è mio padre?

Nel romanzo ricorre più volte una frase: “Siamo tutti all’oscuro di qualcosa che ci riguarda”, riportata anche nella quarta di copertina. Perché in ogni vita esistono le bugie dette a fin di bene, gli inganni taciuti per il quieto vivere, ma anche veri e proprio segreti di cui chissà quante persone, a loro insaputa, non conoscono l’esistenza. Così, accendendo le luci nelle case degli altri, scopriamo che magari è proprio nel buio di casa nostra che si annida qualche inganno.

Dovessi definire l’entusiasmo vissuto nella lettura di questo romanzo, potrei esprimermi con il termine altalenante, perché si è manifestato in alcuni capitoli ed è totalmente scomparso in altri. Non metterei il libro nell’Olimpo di quelli assolutamente da leggere, ma nemmeno lo scarterei a prescindere, perché alcuni passaggi “psicologici” invitano il lettore ad un’accurata introspezione.  Confesso che – come credo sia capitato a chiunque si sia accostato al libro -  fino all’ultimo ho sperato che Mandorla decidesse di sottoporsi al test genetico per conoscere il volto di suo padre. Un appuntamento sempre rimandato fino a che, proprio nelle ultime righe, si scoprirà l’identità dell’uomo, che forse sarebbe stato meglio alla ragazza fosse risparmiato (e non vi dico di più).

Chiara Gamberale descrive benissimo le tante tipologie umane con i loro comportamenti e stranezze. Lo fa in maniera coinvolgente, esprimendo perfettamente a parole i vari stati emotivi di Mandorla. Sembra di essere al fianco della protagonista a condividere con lei la paura che ha di incontrare Porcomondo, un tossicodipendente che in passato aveva terrorizzato l’intero quartiere. Ma altrettanto reale è la gelosia che la ragazza, ormai adolescente, manifesterà nei confronti del condomino Matteo Barilla impegnato a flirtare con la sua compagna di classe Eva Brandi. Ma, soprattutto, leggendo questo romanzo, si percepisce quanto l’assenza di una mamma sia difficile da superare anche a distanza di anni. “Mamma, mamma, mamma” è l’invocazione della bambina in apertura del romanzo. Che poi, oltre un decennio temporale dopo, è anche lo stesso appello in chiusura del libro. Perché di mamma ce n’è una sola, a prescindere dall’età del figlio/a. Ed è a lei che ci rivolgiamo nel momento del bisogno, sapendo che al suo cospetto troveremo sempre una porta aperta e una luce accesa per dissolvere le tenebre che ci fanno paura. 



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