pentola a pressione

Ho scelto questo nome per due ragioni: 1) la pentola a pressione dimezza i tempi di cottura. In un mondo che va di fretta risparmiare il 50 per cento è un indubbio vantaggio di partenza; 2) avevo una sola altra alternativa, ovvero chiamare il mio blog valvola di sfogo. Mi serviva un posto dove riversare i miei pensieri velenosi. Lanciare parole nel web anziché frecciate assassine a chi mi sta accanto può essere la valida soluzione per scongiurare l'esaurimento nervoso, condividendo malumori quasi quotidiani, sporadiche euforie ed anche qualche brontolio sommesso che, appunto, mi rende simile ad una pentola a pressione che necessita di "sfiatare".

sabato 29 aprile 2023

ANNA LA PORTALETTERE, UNA DONNA RICCA DI FASCINO, NON SOLO PER L'AVVENENZA (O LA DIVISA)

 


Vi è mai successo di affrontare una lettura talmente avvincente da non riuscire a chiudere il libro nonostante l'ora tarda? Di immedesimarvi così tanto  nella storia che state leggendo al punto che vi sembra quasi di avvertire alle narici i profumi degli ambienti nei quali essa si svolge?

Se la risposta è sì, sono sicura che comprenderete come io abbia vissuto queste sensazioni durante la lettura di "La portalettere" di Francesca Giannone, edito da Nord edizioni. Ispirata ad una storia vera, quella della bisnonna dell’autrice, la narrazione è stata rivisitata in chiave romanzesca, caratterizzata da una scrittura intrigante che riproduce fedelmente la mentalità chiusa della realtà del sud Italia degli anni ‘30.

La protagonista della vicenda, Anna, è una giovane donna ligure che – a quei tempi - si trova catapultata in una realtà che non le è familiare. Sposa di Carlo, con il loro piccolo erede Roberto si trasferisce a Lizzanello, nel Salento, paese del quale è originario il marito. La famigliola, appena messo piede a terra dal bus, trova in attesa Antonio, il fratello di Carlo, che rimane folgorato dalla bellezza della cognata. Antonio è sposato con Agata ed ha una figlia, Lorenza, che inizia a frequentare con assiduità la casa della zia. La bimba è affascinata da quella bellissima donna che,  pestando con vigore il pestello nel mortaio che si è portata appresso nella sua trasferta, dà vita ad un pesto profumato che incanta i commensali.

Anna è brava in cucina, ma il ruolo di casalinga le sta stretto. Prima di trasferirsi al sud era una maestra elementare. Ora ha un figlio da crescere, ma scalpita per poter tornare quanto prima a lavorare. Così, quando viene a sapere che a causa dell’improvvisa morte del portalettere locale è avviata la ricerca del suo sostituto all’ufficio postale, non ci pensa due volte e partecipa al concorso. Carlo la giudica, cerca di ostacolarla, vuole convincerla che quello del postino non sia un lavoro da donne. Ci pensa lui a mantenere la famiglia, non c’è bisogno d’altro. Altrettanto fanno i numerosi compaesani che commentano con termini poco cortesi e sguardi allusivi la spregiudicatezza di quella donna venuta dal nord. Ma Anna se ne frega del giudizio di tutti e, caparbia e ostinata, non solo partecipa ma vince anche il concorso, ottenendo il posto tanto ambito.

I piedi le fanno male per il troppo camminare fino a che non ha recapitato tutta la corrispondenza contenuta nella sua bolgetta, ma Anna non si lamenta. E, ogni mattina di buon’ora, prima di iniziare il turno di lavoro, si reca al bar a bere il caffè corretto sfidando i giudizi delle malelingue che la criticano per le sue abitudini, che di certo non si confanno ad una donna che da tutti viene considerata “una forestiera”. Consegnando la posta, complice anche la sua mansione precedente da insegnante ed una vivace curiosità, Anna inizia a coltivare amicizie nel paese, stringendo in particolare un legame affettuoso con Giovanna, definita da tutti “la pazza”, ma in realtà perfettamente sana di mente. Giovanna è analfabeta e Anna le legge le lettere che il suo amato, divenuto sacerdote, le invia dal luogo dove esercita la sua missione. Anna insegna a Giovanna a leggere e scrivere conquistando la sua fiducia, ma sa farsi amare anche nell’ufficio postale dove i colleghi la accolgono ogni giorno con entusiasmo. Non da meno è il cognato Antonio, che con Anna condivide la passione per la lettura e per le riflessioni profonde. Infatti, non perde occasione per confrontarsi con lei sulle sottolineature dei passi più significativi dei libri che i due si scambiano.

Insomma, giorno dopo giorno, Anna inizia a farsi amare. Ma il paese è spaccato in due, tra chi la reputa una donna che sa il fatto suo e attende impaziente il suo arrivo con le buste foriere di novità (anche dagli inviati al fronte, perché nel frattempo è scoppiata la guerra) e le malelingue che invece non vedono di buon occhio la sua eccessiva sicumera.

Carlo ama Anna, ma a Lizzanello è rimasta Carmela, la sua ex fidanzata, che fa la sarta e che lui aveva lasciato dopo essersi trasferito al Nord. Ora che lui  è ritornato in paese Carmela, benché nel frattempo si sia sposata ed abbia avuto un figlio, riprende a fargli gli occhi dolci, anche perché ha le sue ragioni da far valere nei confronti di quell’uomo che l’ha lasciata dall’oggi al domani. La routine di Lizzanello scorre giorno dopo giorno, nascondendo agli occhi dei suoi residenti storie scandalose; le giornate sono scandite da laboriosità ma anche da silenzi che soffocano desideri impossibili da realizzare, pena il giudizio della collettività.

Leggendo la portalettere ho conosciuto una donna decisa, caparbia, sicura di sé e decisamente all’avanguardia per il tempo nel quale è vissuta. “Una donna che - come dice suo cognato Antonio - ha negli occhi la scintilla della sfida al mondo”. Nel romanzo ho trovato la storia delle famiglie numerose, che mi piacciono tanto forse perché mi ricollegano alla mia, con tanti personaggi differenti, ognuno con la propria spigolatura. Figure che contribuiscono ad arricchire il racconto e che, pagina dopo pagina, ti sembra quasi di conoscere davvero.

Donne come Anna non mi spaventano affatto: al contrario, mi affascinano quelle che vanno controcorrente scardinando il “si è sempre fatto così”. Grazie a loro il mondo si apre a nuovi orizzonti, stravolgendo l’abitudine un attimo prima che diventi noia. Forse, se la nostra storia odierna avesse più Anna di quante ne abbiamo avute finora, non sarei incappata, proprio in questi giorni, nella testimonianza della scarsa evoluzione che il ruolo femminile ha avuto nel tempo.

Passare dalla soddisfazione regalatami dalla lettura del romanzo di una donna davvero con gli attributi allo stupore leggendo un quotidiano nazionale è stata questione di un attimo. Forse sarò strana io, ma ritenere degna di prima pagina la notizia che un’esponente politica sia ricorsa all’aiuto di un’armocromista per revisionare il suo guardaroba mi lascia perplessa.

Non sono queste le notizie che ci interessano, o perlomeno che interessano me, che non leggo riviste di gossip.

Se l’evoluzione della donna italiana dal secondo al terzo millennio passa attraverso gli abbinamenti cromatici e si continua a guardare all’abito più che alla persona, temo che le donne come Anna resteranno a lungo imprigionate tra le pagine di un romanzo che comunque vale davvero la pena leggere.


Nessun commento:

Posta un commento