pentola a pressione

Ho scelto questo nome per due ragioni: 1) la pentola a pressione dimezza i tempi di cottura. In un mondo che va di fretta risparmiare il 50 per cento è un indubbio vantaggio di partenza; 2) avevo una sola altra alternativa, ovvero chiamare il mio blog valvola di sfogo. Mi serviva un posto dove riversare i miei pensieri velenosi. Lanciare parole nel web anziché frecciate assassine a chi mi sta accanto può essere la valida soluzione per scongiurare l'esaurimento nervoso, condividendo malumori quasi quotidiani, sporadiche euforie ed anche qualche brontolio sommesso che, appunto, mi rende simile ad una pentola a pressione che necessita di "sfiatare".

sabato 17 febbraio 2024

L'AMORE, LA PAZZIA, LA MERAVIGLIA, NEL NUOVO CAPOLAVORO DI VIOLA ARDONE


S
i può impazzire per il troppo amore? Sì.

Non sto parlando di un amore di coppia, ma di quello che lega una madre ed una figlia: un rapporto intenso, splendidamente narrato, come solo la penna e il cuore di Viola Ardone sanno fare, nel romanzo "Grande Meraviglia" edito da Einaudi. 

Elba, il nome di un grande fiume del Nord, è la figlia. Mutti, che in tedesco vuol dire mamma, è la madre. Giunta dalla Germania, dove era nata nel 1942, la mamma viene internata in manicomio a Napoli all'età di 25 anni. Si è portata appresso la figlia:  ancora nel grembo materno, la bimba è venuta alla luce ed è cresciuta tra le quattro mura di quello che definisce "il mezzomondo", ovvero la casa dei matti.
Il libro è pieno di soprannomi: i dottori, i sorveglianti, le pazienti, vengono tutti chiamati con un nome che evoca le loro caratteristiche. Ci sono Colavolpe, che dispensa "caramelle" rosse o blu a seconda che si appartenga al mar dei Tranquilli, delle Agitate o delle Semiagitate, "Lampadina", che cura i disturbi con l'elettrochoc, "Gillette", che anche se è una donna ha il mento peloso e i baffi e  molte altre figure che popolano la realtà di questa ragazza priva della possibilità di scelta. 

In principio Elba vive come si trovasse in un ambiente sereno, perché la mamma fa di tutto per non farle respirare il peso di una vita da reclusa. 
Quando le matte gridano, lei tappa le orecchie alla bimba, chiedendole di giocare al cinema muto. Muove le labbra e invita la figlia, che in quel momento non può sentire i suoni, a ripetere ciò che le sta dicendo.
Quando le infermiere distribuiscono pasticche, Elba e la mamma giocano a sputarle nel wc di nascosto: vince chi non si fa sorprendere. 
E quanto si ride quando il secchio e lo spazzolone per lavare il pavimento, con una buona dose di fantasia, si trasformano in Lello Cammello, un dromedario che si avventura nel deserto del mezzomondo.
Ad un certo punto della storia, tutto questo mondo crolla: Elba viene separata dalla madre per andare nel mondo di fuori. Vivrà per cinque anni "dalle Suore Culone": al suo ritorno al Fascione, in manicomio,  troverà ad attenderla una triste realtà. 
Tutti le dicono che sua madre è morta, ma la giovane non ci crede.  Convinta che le stiano mentendo e animata da una forza inverosimile,  inizia a compilare un diario dei "malanni di mente". 
Annota tutto minuziosamente e descrive alle nuove arrivate in reparto tutte le peculiarità del loro forzato soggiorno.
Come si può immaginare, Grande Meraviglia non è un libro spensierato: prosegue tra grida, pugni, paranoie, manie, inappetenze, deliri, sindromi ossessivo compulsive, ostentazioni del proprio sesso, coercizioni con cinghie e scosse e molte altre atrocità. Scene cui noi comuni mortali per fortuna non abbiamo assistito, ma di cui abbiamo sentito parlare fino a che la legge Basaglia non vi ha posto fine chiudendo i manicomi. 
Ed è proprio dopo l'approvazione di questa legge che in reparto fa la sua comparsa un nuovo dottore, Fausto Meraviglia, che si prende a cuore la sorte di Elba. 
Sposato con Elvira, da cui ha avuto due figli, Vera e Mattia, Fausto è sempre stato un marito e padre assente, ma capisce che può dare ad Elba tutto l'amore che, troppo preso da suo lavoro e dai ripetuti tradimenti perpetrati alla consorte, ha sottratto alla famiglia.
Decide di portarla a vivere a casa sua, come se fosse sua figlia. Con lei impara cosa voglia dire essere davvero padre, anche se Elba non è la sua figlia biologica. 
Quando, sul finire del racconto (che peccato che i romanzi finiscano!!), lo ritroviamo ormai anziano e in bilico tra il desiderio di suicidarsi e quello di rivedere Elba, che se ne è andata senza dirgli dove e perchè, scopriamo la sua fragilità. Quella di un uomo che, dopo tanti anni di studio dei matti, si rende conto di come l'amore sia incomprensibile, essendo esso stesso una forma di pazzia. 
"La vita dovrebbe finire come è iniziata, in un abbraccio" dice Fausto.
La vita dovrebbe essere un frullato di amore, con qualche briciola di sofferenza giusto per farci apprezzare di più la gioia, penso invece io.
 Il titolo di questo libro offre una duplice interpretazione. Grande Meraviglia è lo stupore di fronte a quanto l'amore possa darci, ma anche un'esclamazione rivolta all'immensità del dottore che porta questo cognome. 
Sì, si può impazzire per il troppo amore, ma si può esser molto grandi amando.
Non usare metodi forti nei confronti di chi non ha scelto di essere matto ma lo è diventato e aiutarlo invece  a tornare nel mondo dei presunti sani (presunti, perchè in ognuno di noi si annida un poco di pazzia) con piccoli gesti quotidiani come il conseguimento del diploma, della patente, della laurea, son piccoli passi di ripresa verso un cammino regolare. 
Così la pazzia può diventare gioia. L'Elba può essere un fiume che corre verso il mare e non un'isola separata da tutto il resto. Perchè si vive veramente quando si ama, ma per amare davvero bisogna anche sentirsi amati. E questo splendido libro ce lo ricorda con grande delicatezza, ma anche con pagine che sono un pugno nello stomaco. 

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