Si dice che al cuor non si comandi. E, quando il cuore è quello di una mamma, anzi di due, è praticamente impossibile dirgli cosa fare.
Sarà sempre l'istinto materno, infatti a prevalere su qualsiasi altro impulso.
Proprio di due madri si parla nel nuovo meraviglioso romanzo di Viola Ardone, edito da Einaudi, che si intitola "Tanta ancora vita".
Le due donne in questione si chiamano Vita e Irina. Irina è ucraina e lavora a casa di Vita, a Napoli, come domestica. Ha lasciato un figlio e un nipote nella sua terra d'origine.
Vita, invece, ha perso un figlio in un incidente stradale e da allora annega nella tristezza. Si è separata dal marito, un giornalista che si chiama Massimo Mezzanotte e trascorre le sue giornate in preda alla depressione. Malattia cui ha anche dato un nome: l'ha chiamata Orietta.
Vita ha battezzato il pappagallo che vive nella sua casa con il nome del suo ex marito: Massimo.
Io ho riso davvero di gusto quando, a pagina 75, ho letto lo sfogo di Irina dopo aver trovato il divano sporco di guano.
Va detto che Irina ha imparato l'italiano leggendo le opere di Dante e quindi non parla una lingua contemporanea, bensì si esprime come un poeta del Duecento. Oltretutto, essendo straniera, spesso le sue frasi sono prive di articoli e già sufficientemente comiche senza dover essere infarcite di ulteriori particolari.
"Uccello cacato divano. Quando uccello torna sua casa Amazzonia? Libertà va cercando, ch'è sì cara, dice anche padre Dante. Questa stanza è giardino di zoo da quando andato via Massimo marito".
Anticipo queste frasi soltanto per far capire il tenore dei suoi interventi. Potrei proseguire con altri simpatici aneddoti, ma rovinerei la sorpresa al lettore, che tra le pagine di questo libro troverà più di un motivo per sorridere.
Il romanzo si snoda attraverso il viaggio di Kostya, il nipotino di Irina, in fuga dall'Ucraina in guerra. Nel suo trasferimento diretto a casa di Vita, dove dovrà incontrare la nonna (che non sa nulla della sua fuga) Kostya non farà mistero delle sue paure e perplessità. Nonostante sia ancora un bambino, ha un grado di maturità decisamente superiore a quello che ci si aspetterebbe da lui. Merito, anzi, colpa, delle difficoltà che la vita gli ha già posto davanti nella sua pur breve esistenza. Vita se lo ritrova una mattina acciambellato sullo zerbino di casa.
Kostya stravolgerà le giornate di Vita. La motiverà ad andare avanti proprio quando la donna era pronta a scivolare nell'apatia e nello sconforto. Tra i due si instaurerà un legame forte, specialmente quando il bambino sarà affidato alle cure di Vita mentre la nonna farà rientro in Ucraina per cercare il figlio, partito per il fronte di guerra, di cui da tempo non ha più notizie.
Irina cerca il figlio disperso speranzosa di trovarlo ancora vivo, Vita sa che suo figlio è morto ma si impegna per aiutare un'altra madre nella sua ricerca. Due donne profondamente diverse, accomunate da un sentimento d'amore nei confronti dei loro eredi.
Ne è passato di tempo da quando Vita ha avuto a che fare con un bambino di quell'età. Ma non ci si dimentica mai di come si faccia ad essere madre. E infatti Vita si fa carico di tutte le sue responsabilità, trova una motivazione per non abbandonarsi allo sconforto che Orietta le provoca e instaura un rapporto profondo con Kostya.
Sarà proprio lei ad accompagnare il bambino nel viaggio di rientro in Ucraina, sulle orme della nonna. Vita e Kostya, fianco a fianco. scopriranno di volersi bene. E, nella mattina raccontata nell'ultimo capitolo, seduti in auto vicino ad un fiume, si fermeranno a riflettere, pervasi da un alone di speranza. Quella speranza, alimentata dal fuoco dell'empatia, che caratterizza tutti i romanzi di Viola Ardone.
L'autrice firma testi uno più bello dell'altro, da sempre garanzia di letture entusiasmanti, tradotti in tutto il mondo. Libri che, anche quando parlano di lutti e tragedie, riescono sempre a far vibrare le corde dell'anima.
Perché Viola Ardone, come recita la quarta di copertina, sa che "ogni figlio nato sulla terra è il figlio di tutte, di tutti". Ma, soprattutto, sa come raccontare storie profonde facendo sentire il lettore sempre parte integrante della storia e non semplice spettatore di qualcosa che sta accadendo e non lo riguarda da vicino.








































